sabato 18 febbraio 2012

Android, cambia la schermata di sblocco?


Google ha depositato un nuovo brevetto presso lo USPTO per salvaguardare il concept di un nuovo tipo di “unlock” per i propri dispositivi Android. La documentazione testimonia pertanto i lavori in corso nei laboratori di Mountain View per portare a compimento una tecnologia che possa distinguere e proteggere il sistema operativo, ma il tutto sembra poter essere anzitutto una mossa difensiva.
Android, infatti, potrebbe essere nel mirino della Apple a causa della violazione del brevetto sulla tecnologia “Slide to unlock” propria del paniere brevetti di Cupertino e la vittoria legale del gruppo contro Samsung su questa specifica questione potrebbe rendere urgente l’adozione della nuova funzione in fase di sviluppo.
Secondo quanto si apprende dai documenti, pare che la nuova schermata di blocco sarà molto simile a quella vista ad esempio in HTC Sense, con un’interfaccia che permetterà di aprire applicazioni, effettuare chiamate e scrivere SMS senza dover necessariamente sbloccare il dispositivo e accedere al menù principale. Il brevetto risulta essere stato depositato comunque addirittura nell’autunno 2010, quindi non è certo un’idea tirata fuori all’ultimo momento per contrastare beghe legali dell’ultim’ora, ma potrebbe essere l’arma decisiva per aggirare i problemi senza ulteriori ripercussioni.
Non è da escludere a questo punto un inserimento del nuovo “unlock” a partire proprio da Android 5.0 Jelly Bean, ammesso che tale versione arrivi realmente entro le nuove scadenze delineate, se non subito in uno dei prossimi aggiornamenti dello stesso Ice Cream Sandwich in modo da evitare qualsiasi possibile blocco di commercializzazione dei dispositivi dotati di Android 4.0.


Leggi tutto: http://www.webnews.it/2012/02/17/android-schermata-sblocco/#ixzz1mjcynRyc

Proview: Apple ricompensi 2 miliardi di dollari


Il marchio “iPad” potrebbe costare ad Apple ben più di quanto inizialmente ipotizzato. Come ampiamente prevedibile, infatti, la questione legale sul controllo del marchio iPad è presto passata da una questione di proprietà ad una questione economica, con la Proview Technology pronta a scendere in campo pur di avere dalla Apple quanto richiesto.
E quanto richiesto è una cifra probabilmente spropositata, ma utile a definire il perimetro della rivalsa: 2 miliardi di dollari, a risarcimento del danno comminato a seguito dell’uso di un brand altrui.
La storia è nota: la Proview Technology contesta ad Apple il trademark sul marchio “iPad”, spiegando di averne ceduti i diritti in tutto il mondo tranne che in Cina (la registrazione era avvenuta molti anni prima dell’esordio della tavoletta di Cupertino). Nel paese orientale, quindi, Apple non potrebbe distribuire il proprio tablet (né tantomeno il prossimo iPad 3), ma al tempo stesso non potrebbe nemmeno agire in termini di import/export. La Proview Technology ha inizialmente palesato l’ambizione di bloccare ogni assemblaggio di iPad in Cina, ma in seguito ha autonomamente ritrattato spiegando che tale ipotesi non è realisticamente percorribile.
La storia sembra pertanto ora svoltare verso una deriva più monetaria e meno ostruzionistica. La Proview ha fatto sapere di aver contattato un team di legali USA per poter portare avanti la richiesta, quantificabile ad oggi in 2 miliardi di dollari di risarcimento.
Abbiamo i diritti sul marchio iPad in Cina. Se foste nella nostra posizione… provereste a difendere i vostri diritti.
La Proview Technology è una azienda che versa in una difficile situazione economica e che, in una fase di difficile ristrutturazione, si è trovata tra le mani una potenziale miniera d’oro da conquistare in tribunale. Per Apple è questo un punto cruciale della questione, poiché una soluzione extra-processuale è sicuramente percorribile (è evidente il fatto che alla controparte interessa più il denaro che non il marchio), ma al tempo stesso l’acredine non potrà spegnersi (per la Proview Technology la vittoria è questione di sopravvivenza).


Leggi tutto: http://www.webnews.it/2012/02/17/proview-apple-ricompensi-2-miliardi-di-dollari/#ixzz1mjc3P2LD

venerdì 17 febbraio 2012

Anonymous, attacco alle autorità USA


Gli Anonymous hanno portato avanti una nuova ondata di attacchi contro l’ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement), prendendo in questo caso di mira il paese che ha promosso il trattato e che più di ogni altro è visto come responsabile delle possibili conseguenze che una eventuale approvazione internazionale comporterebbe. I DDoS sono andati a segno nelle ore scorse ed i “Tango Down” realizzati sono stati ancora una volta rivendicati e divulgati tramite Twitter.
L’elenco comprende consumer.gov, ncpw.gov (il sito dedicato alla National Consumer Protection Week) e business.ftc.gov. Curioso, in particolare, l’attacco affondato nei confronti del sito ncpw.gov, poiché la homepage è stata sostituita mostrando un video in lingua tedesca con immagini tanto ironiche quanto violente utili a ritrarre una caricatura di quel che potrebbe accadere se l’ACTA fosse approvata:



Per dimostrare la forza dell’attacco compiuto, i cracker hanno inoltre pubblicato in chiaro nomi, password, email ed altri dati sensibili carpiti dai server. Il tutto accompagnato con un messaggio conclusivo:
Non v’è alcun dubbio del fatto che l’ACTA sia più pericolosa e dannosa per i nostri diritti di quanto non lo fosse la SOPA. ACTA diffonde ulteriormente il contagio di un controllo più rigoroso sul copyright a livello mondiale, alle spese delle nostre libertà fondamentali e delle basilari libertà di parola, espressione e privacy.
Il movente che ha scatenato l’ennesima offensiva della “legione” è pertanto chiaro: l’ACTA. Ancora una volta.

Cari Lettori......

Cari lettori,


volvevo attirare la vostra attenzione su un argomento che esula un po da quelli normalmente trattati nel mio Blog, ma al quale non posso rimanere indifferente in questi giorni e pensa neanche voi.


Mi riferisco alla bruttissima situazione in cui si trova il popolo greco in queste settimane, con un governo che sta mandando a rotoli l'intera nazione, portando alla fame tutta la sua popolazione e scatenando cosi violentissime lotte e rivolte della popolazione. Ieri sera guardando la Tv sono finito su Canale 5 dove era trasmesso Matrix in diretta da Atene e mi sono soffermato un po a sentire com'era la situazione della Grecia, beh che dire, è messa molto male. Sempre a Matrix hanno illustrato alcune delle manovre del governo praticamente assurde, parlavano di tagli enormi al personale e riduzioni degli stipendi da un 22 a un 30 % a seconda della fascia di età e ovviamente i più penalizzati sono i giovani.


Guardando tutto questo ho iniziato a pensare e a valutare la nostra situazione, quella presente in Italia, più ci pensavo e più mi rendevo conto che noi non siamo messi meglio di loro, secondo me siamo molto vicini alla situazione greca, faremo la stessa fine della Grecia??????? Questa si che è una bella domanda..... spero comunque di no. Voi che ne dite??? Che ne pensate??? Come vivete questo duro momento di crisi a livello Mondiale????

Games: Max Payne 3


Max Payne 3 - DESIGN E TECNOLOGIA: Bersaglio e armi ITA       



Adobe, Flash Player a rischio exploit


Adobe ha confermato che almeno una delle vulnerabilità sistemate con l’ultimo aggiornamento a Flash Player possono essere utilizzate da possibili malintenzionati per sferrare attacchi online. Proprio per questa ragione, la società raccomanda di aggiornare il prima possibile il software in modo da rientrare negli standard minimi di sicurezza garantiti semmai si dovessero visitare siti web contenenti file flash ritenuti dannosi per il sistema. Adobe non usa quindi mezzi termini e parla di vulnerabilità “molto serie”.
Quando l’exploit è nell’aria l’allarme si fa più consistente ed in questo caso il pericolo relativo sembra essere concreto. Viene specificato che l’aggiornamento deve essere effettuato per ogni browser in cui si utilizza la tecnologia Flash, salvo non si decida di installare il “Download Manager” che permette di tenere sempre e costantemente aggiornati i prodotti Adobe, compreso ovviamente Flash Player. L’azienda consiglia l’installazione dell’update su qualsiasi sistema: Windows, Mac OS X, Linux, Solaris ed Android 2.x, 3.x e 4.0, onde evitare qualsiasi possibile rischio.
Per quanto riguarda le vulnerabilità riscontrate da Adobe, una è stata trovata nel plug-in di Flash Player su Internet Explorer e riguarda esclusivamente il browser targato Microsoft. Le altre sei consistono in bug nei sistemi di bypass che possono causare problematiche e crash vari, e da questi permettere a un utente malintenzionato di poter potenzialmente acquisire il controllo del sistema interessato.
Il download della nuova versione di Flash Player per sistemi Windows, Mac, Linux e Solaris è disponibile sul sito ufficiale Adobe. Gli utenti Android devono invece rivolgersi all’apposita pagina ospitata dall’Android Market e cliccare sul pulsante “aggiorna”.

JotForm, stop dai servizi segreti: ignoti i motivi


La scure della legge si abbatte su un nuovo servizio online apparentemente innocuo: trattasi di JotForm.com, portale che consente di creare un form da includere all’interno delle proprie pagine web per consentire agli utenti di interagire con i gestori dei siti stessi. Tale dominio, infatti, risulta essere irraggiungibile da diverse ore in seguito ad un’operazione messa in atto dalle autorità statunitensi. Il perché resta tuttavia un mistero.
Aytekin Tank, cofondatore di JotForm, è venuto a conoscenza dell’accaduto soltanto quando ha provato ad accedere al sito Web della società: nessuna notifica da parte delle autorità competenti, così come nessuna sentenza da parte di una qualche Corte che potesse giustificare la chiusura del portale è stata infatti inviata ai vertici dell’azienda, i quali hanno provato invano a ricevere spiegazioni. Dopo aver contattato GoDaddy, società di hosting che ospita le pagine di JotForm e già in passato incline alle richieste di censura da parte delle autorità statunitensi, a Tank è stato suggerito di chiedere maggiori informazioni ai Servizi Segreti. Questi ultimi non fanno altro che confermare il blocco, ma ancora una volta il mistero rimane.


Nemmeno lì, però, il cofondatore del servizio è riuscito a fare luce sulla vicenda: l’agente che si occupa del caso ha infatti sostenuto di aver bisogno di alcuni giorni per poter comprendere al meglio quanto accaduto ed ha invitato Tank a farsi vivo nel corso della prossima settimana. Quest’ultimo, tuttavia, ha cercato di ribadire le esigenze di un gruppo che può vantare circa 700 mila utenti e 2 milioni di form attivi, i quali non risultano essere in alcun modo utilizzabili. L’agente non ha voluto tuttavia sapere ragioni, motivo per cui Tank e gli altri soci hanno deciso di attivare il nuovo dominio JotForm.net per fornire nuovamente ai propri clienti la possibilità di creare form da inserire nelle pagine Web, invitando tutti coloro che hanno creato in precedenza dei moduli presso il vecchio dominio a modificare il codice fornito.
JotForm.com, insomma, è stato chiuso dalle autorità statunitensi senza fornire alcuna spiegazione circa le motivazioni che hanno condotto ad una simile azione, né tanto meno una qualche sentenza da parte di un giudice che possa giustificare il sequestro del dominio. Tra le cause maggiormente accreditate figura un’eventuale tentativo di phishing messo in atto da utenti malintenzionati, i quali potrebbero avere utilizzato i servizi forniti da JotForm per estrapolare informazioni sensibili ad ignari utenti. L’azienda, però, ha da sempre cercato di combattere tale problematica, con circa 65 mila account chiusi lo scorso anno per tale motivazione. I gestori, d’altro canto, hanno sottolineato come sia per loro impossibile controllare ogni singolo form creato ogni giorno, così come lo è per altri siti web che basano la propria attività sui contenuti creati dagli utenti, quale ad esempio YouTube.
Mistero tira dubbi, i dubbi solleticano i timori, e nell’intera vicenda c’è già chi sente odor di SOPA. Ad ora però i pochi indizi disponibili riguardano soltanto un redirect verso un server denominato “NS1.SUSPENDED-FOR.SPAM-AND-ABUSE.COM” e poco altro, fermando a questo punto quel che si sa per lasciar spazio alle congetture.
Quale che sia la ragione, però, il danno è oramai fatto: numerosi utenti hanno infatti espresso il proprio disappunto per l’accaduto, con diverse aziende che fino ad oggi hanno usufruito dei servizi di JotForm le quali hanno promesso di non affidarsi mai più a tale gruppo. La società fondata da Tank, insomma, ha subito un fortissimo danno di immagine agli occhi dei propri clienti, la cui fiducia è irrimediabilmente compromessa. Il tutto, poi, senza essere ancora riusciti a comprendere il perché di una simile azione forzata.

Apple, vittoria contro Motorola in Germania


Apple si aggiudica un nuovo round nella sfida contro Motorola: il gruppo di Cupertino è riuscito infatti a dimostrare la bontà delle proprie accuse nei confronti della società prossima a divenire proprietà di Google, secondo cui sarebbe stato utilizzato in maniera illecita il sistema per lo sblocco dei dispositivi mobile che da lungo tempo caratterizza i device iOS e che ha fatto capolino anche sui terminali realizzati da Motorola.


Il fulcro della vicenda è il sistema “Slide to unlock“, recentemente brevettato dal gruppo della mela morsicata, il quale consente di sbloccare un device in stand-by semplicemente facendo scorrere il proprio dito su un’apposita zona del display. Le conseguenza di questa vittoria da parte di Apple potrebbero essere dunque di varia natura: da un lato si prospetta infatti il blocco nelle vendite di alcuni smartphone targati Motorola, dall’altro invece si staglia all’orizzonte un serio pericolo per l’intero universo Android.
Motorola, d’altro canto, ha già reso noto di voler ricorrere in appello alla decisione da parte della Corte Regionale di Monaco, facendo leva su un nuovo design che l’azienda sta progettando per tale funzionalità. La vicenda, insomma, potrebbe non essersi conclusa, con Motorola ed Apple costantemente alla ricerca di prevalere l’una sull’altra per una battaglia legale che è anzitutto una battaglia per la conquista del mercato.

Chrome, importante update per la versione 17


A pochi giorni dal rilascio della versione 17 di Chrome, Google ha dovuto pubblicare un ulteriore aggiornamento per il suo browser al fine di correggere alcune gravi vulnerabilità e il plugin Flash Player. La nuova versione è già disponibile per gli utenti tramite il sistema automatico di aggiornamento.
Anche in questo caso, come già successo in passato, le vulnerabilità scoperte hanno prodotto un premio in denaro. Infatti il ricercatore di sicurezza Jüri Aedla ha vinto un premio speciale di 1.337 dollari per aver scoperto un bug che riguarda la libreria libpng, utilizzata da Chrome per elaborare le immagini PNG (il valore complessivo del riconoscimento è direttamente proporzionale alla gravità del bug, in questo caso di rilevanza eccezionale rispetto alla media). Nel complesso, tutte le vulnerabilità individuate dovrebbero essere considerate come critiche, perché in grado di permettere l’esecuzione di codice da remoto sui sistemi colpiti. Fortunatamente, però, dato che Google Chrome ha un sistema che sfrutta una sandbox, non ci sono i livelli di accesso necessari per eseguire il codice dannoso.
La nuova versione di Chrome, che ha raggiunto il numero 17.0.963.56, include ora anche un aggiornamento di Flash Player rilasciato da Adobe: lo stesso plugin risolve sette falle di sicurezza critiche. Con quest’ultimo rilascio di patch, Chrome ha effettuato pagamenti per un totale di 6.837 dollari ai ricercatori che hanno collaborato all’individuazione delle vulnerabilità corrette.

Image of The Day :)



giovedì 16 febbraio 2012

Le app si prendono i nostri dati Apple per prima corre ai ripari


"Alcune applicazioni accedono ai dati della rubrica telefonica nei dispositivi iOs e Android, e li inviano a server esterni senza il consenso dell'utente. Un comportamento che ha portato due deputati a scrivere all'azienda della mela morsicata, che ha ristretto i termini: "Dalle prossime versioni il software dovrà chiedere il permesso" 




SMARTPHONE e privacy non vanno sempre d'accordo. Un problema per Apple quanto per i produttori di dispositivi basati su Android, perché il bandolo della matassa in questo caso sono le applicazioni, che non sempre aderiscono agli standard di sicurezza decisi da chi le deve approvare. E che però arrivano comunque negli "store" digitali. Dopo il caso dei servizi di localizzazione che permettevano di rintracciare gli spostamenti dell'utente, la rubrica del telefono è la nuova pietra dello scandalo.

L'ultimo caso è quello di Path, una app sociale per iOs che, come ha scoperto un programmatore di Singapote, inviava i contenuti della rubrica del telefono ai server dell'applicazione, senza che l'utente ne sapesse nulla. Il fatto è diventato in breve tempo un caso, tanto che il Congresso ha scritto a Apple. I deputati Waxman e Butterfield, entrambi democratici, hanno inviato una lettera molto chiara in cui si chiede a Cupertino di fare luce sulle politiche di privacy e su come vengono valutate le app che arrivano sullo store in questo senso.

La risposta di Apple è arrivata poco dopo, anche se l'azienda avrebbe avuto tempo fino alla fine di febbraio. Ed è fortunatamente chiarificatrice: "Le app che raccolgono e inviano dati presi dalla rubrica del telefono senza essere autorizzate a farlo violano le nostre linee guida", dichiara Tom Neumayr, un portavoce di Cupertino. "Nelle prossime versioni di queste app comparirà una richiesta di approvazione da parte dell'utente per quanto


riguarda l'uso che l'applicazione può fare dei dati della rubrica". Regole più strette insomma. Nel caso di Android, l'utente ha più controllo sui comportamenti delle applicazioni. Ma non tutta l'utenza è esperta al punto di configurare il comportamento preciso dei software installati sul dispositivo.

Ma Path non è l'unica app a comportarsi in questo modo. Anche Twitter, Facebook, Foursquare e altre inviano a server esterni i dati degli utenti, a volte senza richiedere autorizzazioni. Il blogger Dustin Curtis ha inizialmente sollevato il caso, chiedendosi perché Apple "non abbia introdotto alcun sistema di protezione della rubrica di iOs". Il problema riguarda naturalmente anche il mondo Android, con Google che probabilmente seguirà l'esempio di Apple, con un giro di vite sulle policy di approvazione.

Ue, no obbligo filtro social network

BRUXELLES, 16 FEB 


Il gestore di una rete sociale in linea non puo' essere costretto a predisporre un sistema di filtraggio generale riguardante tutti i suoi utenti per prevenire l'uso illecito di opere musicali e audiovisive. Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue in una sentenza che ha opposto la Sabam, societa' belga di gestione dei diritti d'autore e la Netlog NV, che gestisce una piattaforma di rete sociale. Sentenza ''di importanza fondamentale'', dice l'Associazione Italiana Internet Provider. 


Fonte: ANSA

Google ha "spiato" milioni di utenti Apple

La denuncia del «Wsj»: codici speciali nascosti nel browser Safari per iPhone


Google ha spiato gli internauti che navigano sul web attraverso Safari, il navigatore di Apple. E' quanto denuncia oggi il Wall Street Journal, precisando che il colosso Usa di Internet e altre imprese di pubblicità hanno fatto ricorso a codici di programmazione speciali, nascosti nelle istruzioni di Safari, per monitorare e registrare milioni di utenti di Apple.

Google ha disattivato tali codici dopo essere stato contattato dal Wsj, sottolinea il quotidiano. In un comunicato inviato alla testata, il gruppo si è difeso dall'accusa di aver violato la vita privata degli internauti: «Questi cookies non raccolgono informazioni personali».

Da parte sua, un funzionario di Apple ha fatto sapere che il gruppo sta «lavorando per far cessare» questa pratica. Safari è il navigatore Internet più usato sui telefoni multifunzione, grazie al successo dell'iPhone.

L'intrusione di Google è stata scoperta da un ricercatore dell'Università di Stanford, Jonathan Mayer, e confermata in modo indipendente da un ingegnere consultato dal Wsj.

Aura Slate, due tablet Android per gli sviluppatori


Uno dei punti di forza che fino a oggi hanno costituito la fortuna di Androidriguarda le ampie possibilità di personalizzazione offerte dai dispositivi. Intorno al sistema operativo mobile di Mountain View sono nate delle vere e proprie community impegnate nella realizzazione di ROM (basi pensare a XDA Developers o CyanogenMod) o software alternativi a quelli messi a disposizione sul Market ufficiale. Spesso, però, non si tratta di operazioni tanto semplici, a causa delle limitazioni imposte dai produttori. Per questo device come i nuovi Aura Slate saranno di certo accolti a braccia aperte dai modder.
Si tratta di tablet presentati da Aura Design, azienda da poco avviata e intenzionata a supportare al meglio il lavoro degli sviluppatori indipendenti. I device non solo saranno venduti con un bootloader sbloccato, ma verrà anche fornito il codice sorgente di tutto il software equipaggiato e dei driver per l’accesso alle componenti hardware.

Due i modelli previsti per la commercializzazione: Aura Slate 726m con display da 7 pollici e Aura Slate 926 con schermo più ampio da 10 pollici. Entrambi sono dotati di pannello multitouch capacitivo con tecnologia Corning Gorilla Glass per renderlo più resistente. Sulle pagine del sito ufficiale non sono ancora comparse informazioni relative a prezzo o data di lancio, ma per la versione più piccola il costo dovrebbe aggirarsi intorno ai 130 dollari.
Nei due tablet sarà integrato un processore Cortex A9, mentre il sistema operativo dovrebbe essere Android 4.0 Ice Cream Sandwich già al lancio. Non si tratterà dunque di dispositivi di fascia alta, ma le intenzioni del produttore sono ben altre: fornire a chi si interessa dello sviluppo una piattaforma priva di qualsiasi ostacolo per sperimentare le proprie creazioni.


Apple 2012 LineUp


YouTube for Schools porta il video in aula


Le scuole di oggi hanno strumenti didattici sempre più tecnologici ed innovativi: alle varie iniziative già presenti va aggiunta quella di YouTube, che ha lanciato il portale YouTube for Schools. Il progetto consente la visione di video su temi didattici, come la storia o la matematica, con un filtro che elimina i contenuti potenzialmente offensivi o che possono distrarre.
Sono cambiati i tempi in cui vedere un video a scuola era sinonimo di attività alternativa, di momento di distrazione o semplicemente di una tantum attraverso la quale approfondire con le immagini un argomento scolastico. Oggi Internet è uno strumento sempre più presente nelle scuole, e il team di YouTube è consapevole di questo valore: «Vista, suono e movimento hanno sempre avuto il potere di coinvolgere gli studenti e completare l’istruzione in aula».


La richiesta di uno strumento come YouTube for Schools nasce proprio dalle esigenze degli insegnanti, che vogliono utilizzare l’enorme repository di video presenti sul sito, ma senza le distrazioni dei video correlati. E così, invece di limitare l’accesso alle scuole (soluzione che risolve il problema ma impedisce lo sfruttamento del mezzo), YouTube ha progettato un ambiente di rete protetto.
Gli insegnanti possono scegliere tra centinaia di migliaia di video su YouTube EDU e 600 partner disponibili, oltre a poter proporre nuove playlist e dare il proprio contributo per migliorare la piattaforma. Ovviamente, come la maggior parte dei prodotti di YouTube, anche quest’ultimo strumento è gratuito.


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Mountain Lion: il video di presentazione


Mountain Lion è il nuovo sistema operativo di Apple previsto in uscita per la prossima estate. Include diverse novità derivate direttamente da iOS e un'integrazione sempre più profonda con iCloud. Apple indica in più di 100 le funzionalità che saranno introdotte con il futuro Mountain Lion.
In questo video vengono mostrate alcune delle novità principali. Messaggi: che permette di inviare video, foto, messaggi, contatti a chiunque possegga un Mac, un iPhone, un iPad o un iPod Touch; Promemoria: con cui organizzare liste di cose da fare o da ricordare; Note: un editor di testo con le minimali funzioni di formattazione; Centro notifiche: per gestire gli avvisi delle App, dei calendari, dei messaggi e così via; Share Sheets: per condividere immagini, pagine Web, documenti direttamente dal sistema operativo; Game center: il social network dedicato ai giochi di Apple; Airplay mirroring per Mac: per inviare in streaming musica, filmati, foto ma anche presentazioni, pagine Web e molto altro e replicando sulla Tv ciò che accade sul Mac.


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CURIA: vietato imporre filtri preventivi al Web


La Corte di Giustizia Europea ha emesso una importante sentenza che, oltre al dirimere una questione che affonda le proprie origini negli anni passati, stabilisce alcuni punti fermi estremamente attuali ed al tempo stesso fondamentali per quel che sarà il rapporto con la proprietà intellettuale in futuro.
La sentenza C182/10 è quella relativa al caso SABAM vs Netlog, nel quale la prima (“Société belge des auteurs, compositeurs et éditeurs”, l’omologa belga dell’italiana SIAE) chiedeva alla controparte la predisposizione di filtri preventivi atti ad evitare il caricamento di materiale pirata sulle proprie pagine, agendo a priori tramite tecnologie in grado di censurare tutto quel che di illecito gli utenti potrebbero caricare nel tempo. Tale principio viene però respinto dalla CURIA, la quale porta a sostegno della propria tesi tutta una serie di argomentazioni riassumibili in una semplice scelta di opportunità.
La Curia non fa che ribadire quanto già espresso a suo tempo: la proprietà intellettuale non può essere garantita in modo assoluto e l’imposizione di strumenti che perseguano tale finalità non può pertanto essere considerata lecita. Richiamando a più riprese la sentenza Scarlet, la CURIA respinge pertanto la richiesta di apposizione di filtri preventivi su di un social network (e per estensione ad altri servizi di medesima natura) ricordando ai legislatori nazionali come tale espediente non possa essere intimato sulla base di una serie di assiomi:

Equità, proporzionalità ed onere

Di conseguenza, le medesime norme devono rispettare, segnatamente, l’articolo 15, paragrafo 1, della direttiva 2000/31, che vieta alle autorità nazionali di adottare misure che impongano ad un prestatore di servizi di hosting di procedere ad una sorveglianza generalizzata sulle informazioni che esso memorizza [...] A questo riguardo, la Corte ha già dichiarato che siffatto divieto abbraccia, in particolare, le misure nazionali che obblighino un prestatore intermedio, come un prestatore di servizi di hosting, a realizzare una sorveglianza attiva su tutti i dati di ciascuno dei suoi clienti per prevenire qualsiasi futura violazione di diritti di proprietà intellettuale. Peraltro, un siffatto obbligo di sorveglianza generale sarebbe incompatibile con l’articolo 3 della direttiva 2004/48, il quale enuncia che le misure contemplate da detta direttiva devono essere eque, proporzionate e non eccessivamente costose.

Divieto di sorveglianza generalizzata

[...] occorre dichiarare che l’ingiunzione rivolta al prestatore di servizi di hosting di predisporre il sistema di filtraggio controverso lo obbligherebbe a procedere ad una sorveglianza attiva della quasi totalità dei dati relativi a ciascuno degli utenti dei suoi servizi, onde prevenire qualsiasi futura violazione di diritti di proprietà intellettuale. Ne consegue che la suddetta ingiunzione imporrebbe al prestatore di servizi di hosting una sorveglianza generalizzata, vietata dall’articolo 15, paragrafo 1, della direttiva 2000/31.

Bilanciamento dei diritti

Sebbene la tutela del diritto di proprietà intellettuale sia sancita dall’articolo 17, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (in prosieguo: la «Carta»), non può desumersi né da tale disposizione né dalla giurisprudenza della Corte che tale diritto sia intangibile e che la sua tutela debba essere garantita in modo assoluto. Come emerge, infatti, dai punti 62‑68 della sentenza del 29 gennaio 2008, Promusicae (C‑275/06, Racc. pag. I‑271), la tutela del diritto fondamentale di proprietà, di cui fanno parte i diritti di proprietà intellettuale, deve essere bilanciata con quella di altri diritti fondamentali. Più precisamente, dal punto 68 di tale sentenza emerge che è compito delle autorità e dei giudici nazionali, nel contesto delle misure adottate per proteggere i titolari di diritti d’autore, garantire un giusto equilibrio tra la tutela di tali diritti e quella dei diritti fondamentali delle persone su cui incidono dette misure. Pertanto, in circostanze come quelle del procedimento principale, le autorità ed i giudici nazionali devono, in particolare, garantire un giusto equilibrio tra la tutela del diritto di proprietà intellettuale, di cui godono i titolari di diritti d’autore, e quella della libertà d’impresa, di cui beneficiano operatori quali i prestatori di servizi di hosting in forza dell’articolo 16 della Carta.

Libertà di impresa

Un’ingiunzione di questo genere causerebbe, quindi, una grave violazione della libertà di impresa del prestatore di servizi di hosting, poiché l’obbligherebbe a predisporre un sistema informatico complesso, costoso, permanente e unicamente a sue spese, il che risulterebbe peraltro contrario alle condizioni stabilite dall’articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 2004/48, il quale richiede che le misure adottate per assicurare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale non siano inutilmente complesse o costose (v., per analogia, sentenza Scarlet Extended, cit., punto 48). Occorre pertanto dichiarare che l’ingiunzione di predisporre il sistema di filtraggio controverso non può considerarsi conforme all’esigenza di garantire un giusto equilibrio tra, da un lato, la tutela del diritto di proprietà intellettuale, di cui godono i titolari dei diritti d’autore, e, dall’altro, quella della libertà d’impresa, di cui beneficiano operatori come i prestatori di servizi di hosting (v., per analogia, sentenza Scarlet Extended, cit., punto 49).

Libertà di informazione

[...] detta ingiunzione rischierebbe di ledere la libertà di informazione, poiché tale sistema potrebbe non essere in grado di distinguere adeguatamente tra un contenuto illecito ed un contenuto lecito, sicché il suo impiego potrebbe produrre il risultato di bloccare comunicazioni aventi un contenuto lecito. Infatti, è indiscusso che la questione della liceità di una trasmissione dipende anche dall’applicazione di eccezioni di legge al diritto d’autore che variano da uno Stato membro all’altro. Inoltre, in determinati Stati membri talune opere possono rientrare nel pubblico dominio o possono essere state messe in linea a titolo gratuito da parte dei relativi autori. Pertanto, occorre dichiarare che, adottando un’ingiunzione che costringa il prestatore di servizi di hosting a predisporre il sistema di filtraggio controverso, il giudice nazionale in questione non rispetterebbe l’obbligo di garantire un giusto equilibrio tra il diritto di proprietà intellettuale, da un lato, e la libertà di impresa, il diritto alla tutela dei dati personali e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni, dall’altro.
Occorre ricordare come la Corte di Giustizia avrà presto sulla propria scrivania anche il testo dell’ACTA, sulla quale dovrà esprimere un giudizio valido come consulenza per il Parlamento Europeo prima del voto definitivo sull’accordo. Anche in quel caso saranno oggetto del contendere il bilanciamento dei diritti, gli strumenti di tutela della proprietà intellettuale e la distribuzione delle responsabilità tra host e titolari dei diritti.


Leggi tutto: http://www.webnews.it/2012/02/16/curia-vietato-imporre-filtri-preventivi-al-web/#ixzz1mZfc6GUO

Assassin's Creed: Revelations, nuovo DLC e Ottoman Edition

Assassin's Creed: Revelations, nuovo DLC e Ottoman Edition
Secondo la lista di achievement DLC pubblicata da X360A, Ubisoft sta sviluppando un nuovo contenuto single player per Assassin's Creed: Revelations, basato sulle fasi di gioco puzzle-platforming in prima persona all'interno dell'Animus. Nessuna data di rilascio o prezzo sono però stati rivelati.
Il rivenditore GAME ha inoltre inserito di recente nel proprio listino una nuova versione del titolo completo, la Assassin's Creed: Revelations Ottoman Edition, un'edizione speciale al cui interno dovrebbero trovarsi numerosi contenuti extra. Ora la pagina è stata però cancellata dal sito.
Secondo il rivenditore sudafricano AWX, inoltre, l'Ottoman Edition di Assassin's Creed: Revelations dovrebbe essere rilasciata il 16 marzo. Sul fronte Ubisoft ancora nessuna conferma né smentita.

Cisco chiede ricorso contro Microsoft per l'acquisizione di Skype

NEW YORK
Il gigante statunitense delle reti informatiche Cisco ha annunciato ricorso presso la gisutizia europea, contro l'approvazione da parte della Commissione Ue dell'acquisizione da 8,5 miliardi di dollari di Microsoft su Skype, il gruppo di telefonate e videocomunicazioni via Internet.

Il vice presidente di Cisco, Marthin De Beer, ha spiegato che il gruppo non intende impedire l'operazione, ma che ritiene che la Commissione avrebbe dovuto sottoporla ad alcune condizioni per garantire maggiore interoperatività tra sistemi di videochiamate.

Corte Ue: "Web, no ai filtri per l'upload di materiale protetto da copyright"

ROMA - Il gestore di un social network, come per esempio Youtube, non può essere costretto a predisporre un sistema di filtro generale di tutti gli utenti per prevenire l'utilizzo illecito di opere musicali e audiovisive. Lo sentenzia la Corte di Giustizia secondo cui un simile vincolo non rispetterebbe il divieto di imporre al gestore un obbligo generale di sorveglianza. In ugual modo, neanche l'esigenza di garantire il giusto equilibrio tra la tutela del diritto d'autore da un lato, e dall'altro la libertà d'impresa, il diritto alla protezione dei dati personali e la libertà di ricevere o comunicare informazioni.

Sentenza di peso. Una sentenza di rilievo quella della Corte Europea, perché potrebbe rimettere in discussione argomenti correlati e iniziative giudiziarie nell'ambito. In sostanza la Corte ha rilevato come la privacy dell'utente sia più importante della protezione del copyright. La decisione viene dal processo Netlog-Sabam, scontro durato anni e in cui l'associazione di autori e editori Sabam ha chiesto alla rete sociale Netlog di installare un filtro preventivo per i contenuti. Ma la Corte ha detto no, mettendo in primo piano il pieno diritto del cittadino di immettere in Rete ciò che vuole. Che certo dopo può essere eventualmente rimosso, e per cui l'utente può pagare conseguenze, se non adempie ai termini di servizio del social network, che certamente proteggono i copyright. Ma il diritto al libero upload è intoccabile, così ha deciso la Corte. Che ha anche specificato come un filtro di questo tipo dia suscettibile di errori, e impedire magari il caricamento di contenuti totalmente legittimi.

Un precedente. La sentenza potrebbe rimettere in discussione alcuni casi celebri degli ultimi tempi, come quelli dei famosi "cyberlocker" come Megaupload, Filesonic, Rapidshare. E anche far tornare i "tracker" dei torrent come isoHunt, a non filtrare i contenuti uploadati dagli utenti. Tutto potrebbe tornare in discussione perché il diritto dell'utente, secondo l'Europa, è sovrano. (t.t)

Apple,denuncia dipendenti store Germania

BERLINO, 16 FEB
 In Germania i lavoratori degli Apple Store accusano la multinazionale di imporre dure condizioni di lavoro. Per Victoria Sklomeit, rappresentante del sindacato Ver.di intervistata da Manager Magazine, negli 8 punti vendita tedeschi i dipendenti sarebbero continuamente esposti allo stress, costretti a turni straordinari e non protetti contro i rischi che provengono dalla rumorosita' degli Store. I dipendenti hanno deciso di fondare la prima rappresentanza di lavoratori a Monaco.


Fonte: Ansa.it